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Certificati Equity Protection : prudenza e rendimento in un solo strumento che a volte può dominare l'investimento diretto (se scelto bene)

  • lucacopp
  • 10 ott
  • Tempo di lettura: 8 min
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Introduzione

In un contesto di mercato sempre più incerto, volatile e con prezzi continuamente a rialzo, gli investitori si trovano spesso davanti a un bivio: esporsi direttamente all’azionario, con tutti i rischi che ne derivano, oppure cercare soluzioni più bilanciate che offrano protezione e potenziale rendimento. I Certificati Equity Protection rappresentano una risposta concreta a questa esigenza.

 

Cosa sono i Certificati Equity Protection?

I Certificati Equity Protection sono strumenti finanziari strutturati che permettono di investire su un sottostante azionario (come un indice, un titolo o un paniere) con una protezione parziale o totale del capitale a scadenza. In pratica, offrono la possibilità di partecipare alla crescita del mercato, in modo più o meno lineare, limitando però le perdite in caso di ribasso.

 

Struttura dei Certificati Equity Protection

I Certificati Equity Protection presentano una struttura definita da diversi elementi chiave:

  • Emittente: solitamente una banca d’investimento o un intermediario finanziario con rating elevato. La solidità dell’emittente è fondamentale, poiché il rimborso dipende dalla sua solvibilità.

  • Data di emissione: è il giorno in cui il certificato viene lanciato sul mercato. Da quel momento è negoziabile sul secondario, se previsto, altrimenti in modalità di Private Placement (OTC).

  • Scadenza: può variare da 1 a 5 anni, ma esistono anche strutture più lunghe. Alla scadenza si verifica il valore del sottostante rispetto al suo prezzo in fase di emissione del certificato (Fixing Price), la differenza determina il rimborso, al netto della protezione del capitale in caso di ribasso, e del Cap (se presente), in caso di rialzo.

  • Protezione del capitale: può essere totale (100%) o parziale (es. 90%, 95%). In caso di ribasso del sottostante, l’investitore riceve comunque almeno la quota protetta del capitale investito. La protezione del capitale determina ex ante la perdita massima in fase di acquisto in emissione, tale perdita massima cambia in caso di acquisto sul mercato secondario, sopra o sotto la pari.

  • Cap (tetto massimo di rendimento): alcuni certificati prevedono un Cap, cioè un limite al rendimento massimo ottenibile. Questo consente di offrire una protezione più elevata, ma limita il guadagno in caso di forti rialzi. Generalmente, a parità di altre variabili, un Cap vicino permette una protezione maggiore del capitale, un Cap più ampio presenta una protezione meno generosa.

  • Sottostante: può essere un’azione singola, un indice, un paniere di titoli o, più raramente un ETF o materie prime.

  • Fixing Price: è il prezzo del sottostante rilevato alla data di emissione. Serve come riferimento per calcolare la performance a scadenza. Il certificato può essere emesso out of the money, at the money o in the money, a seconda che il Fixing Price sia pari al prezzo attuale di mercato del sottostante, sia sopra o sotto il prezzo attuale di mercato del sottostante.

  • Partecipazione: indica la percentuale con cui l’investitore partecipa alla performance del sottostante. Ad esempio, con un coefficiente del 70%, se il sottostante cresce del 10%, e il certificato è in the money (Fixing Price inferiore al prezzo di mercato attuale del sottostante), il rendimento sarà del 7%, e viceversa in caso di ribasso. Può essere inferiore, pari o superiore al 100%, a seconda della struttura del certificato. Con una partecipazione superiore al 100% si possono creare interessanti strutture a leva, tenendo sempre sotto controllo la varabile rischio grazie alla protezione del capitale.

 

Analizziamo alcuni Certificati EP presenti sul mercato secondario


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È bene dire che quasi mai questi strumenti sono convenienti in fase di collocamento; infatti, al momento dell’emissione su questi strumenti gravano i costi di strutturazione per l’intera durata del titolo, e le commissioni per la distribuzione che vengono pagate a banche, reti di consulenti ecc.


Comprarli una volta quotati sul mercato e sicuramente una scelta più saggia, ma non è facile identificare quelli giusti e negoziabili, in quanto molti strumenti emessi dalle banche per la propria rete di consulenti possono essere comprati solamente in emissione (per garantire le commissioni) e una volta quotati possono solamente essere rivenduti e non comprati ulteriormente.

 

Una volta che sono sul mercato, se negoziabili, possono essere oggetto di valutazione; sul secondario, infatti si possono trovare opportunità di investimento molto interessanti. Gli indicatori che seguono (presenti in tabella) sono deterministici, e non contemplano l’uso della teoria delle opzioni finanziarie; la teoria delle opzioni è formalmente più corretta, però non è in grado di fornire una valutazione intuitiva riguardo a questi strumenti. Ecco cosa rappresentano i valori all’interno delle colonne in tabella:

  • Rendimento Minimo: Rappresenta il rendimento minimo annualizzato che il certificato può portare all’investitore, come semplice differenza del suo prezzo di rimborso rispetto al prezzo attuale di quotazione. Ovviamente comprando un certificato “sotto la pari”, saremo certi di guadagnare almeno il valore di differenza rispetto al suo rimborso (rendimento minimo garantito), allo stesso modo comprando un certificato sopra la pari, saremo certi di perdere massimo la sua differenza rispetto alla percentuale di protezione del capitale (perdita massima conseguibile).

  • Rendimento Massimo: rappresenta il rendimento massimo annualizzato che possiamo conseguire, come semplice differenza del suo Cap rispetto al prezzo di attuale di quotazione. In presenza di un certificato senza Cap, potenzialmente il guadagno massimo è illimitato, mentre la perdita massima rimane comunque stabilita ex ante. 

  • Parity: è il valore di rimborso del certificato, nella ipotesi in cui il certificato scada oggi, quindi con un valore temporale e una sensibilità alla volatilità praticamente pari a zero. Semplicemente rappresenta la differenza (su base cento) tra valore di mercato attuale del sottostante e il Fixing Price del certificato (aggiustato per la Partecipazione).

  • Premio/Sconto: è la differenza percentuale tra il prezzo del certificato e il Parity. Un certificato a sconto, quindi, presenta un prezzo inferiore rispetto al suo Parity, un certificato a Premio, il contrario.

 

In uno scenario idilliaco lo strumento perfetto sarebbe rappresentato da un certificato senza Cap (rendimento massimo illimitato), con un prezzo attuale inferiore al livello di protezione (rendimento minimo garantito positivo a scadenza), e a sconto, quindi con il Parity superiore al prezzo del certificato.

 

Investendo in uno strumento con queste caratteristiche, in via del tutto ipotetica, saremmo in grado di replicare linearmente il sottostante, garantendoci addirittura un rendimento minimo, magari pari a quello di una obbligazione, anche nel caso in cui in futuro il sottostante dovesse avere un rendimento negativo.

 

È chiaro che nella realtà del mercato bisognerà scendere a un qualche compromesso: rinunciare a una parte dell’apprezzamento del sottostante (partecipazione inferiore a 100), oppure accettare un Cap (che “blocca” le possibilità di guadagno anche a fronte di salite del sottostante vertiginose) o avere rendimenti minimi nulli o addirittura un poco negativi, sacrificio necessario per garantirci da eventuali tracolli del prezzo dell’azione o dell’indice, non infrequenti sui mercati azionari.

 

Perché possono rappresentare una valida alternativa all’investimento azionario diretto?

1. Protezione del capitale

A differenza dell’investimento diretto in azioni, dove il capitale è interamente esposto alle fluttuazioni di mercato, i certificati Equity Protection garantiscono (in base alla struttura) una protezione che può arrivare fino al 100% del capitale investito.

2. Partecipazione al rialzo

Permettono di beneficiare dei rialzi del sottostante, spesso con meccanismi di partecipazione parziale o totale. Alcuni prodotti prevedono anche un Cap (limite massimo di rendimento), ma in cambio offrono una protezione più robusta.

3. Possibilità di esposizioni azionarie maggiori anche su portafogli prudenti

Il capitale garantito consente eventualmente di “spingere” le esposizioni sui mercati azionari anche se si preferisce un profilo di investimento tipicamente più conservativo.

4. Ottimizzazione fiscale

I rendimenti ottenuti da questi strumenti sono considerati Redditi Diversi; quindi, consentono la possibilità di compensare minusvalenze, rispetto all’investimento diretto in indici tramite l’utilizzo di ETF, dove il capital gain è considerato un Reddito da Capitale.

5. Gestione del rischio comportamentale

Essendo concettualmente simili a delle obbligazioni, in caso di mercati azionari avversi non è necessario prendere decisioni influenzate dall’emotività, bias frequente quando il mercato inizia a scendere.

 

Quando ha senso utilizzarli?

  • In fasi di mercato laterale o incerto

  • Per investitori con orizzonte temporale definito

  • Per chi vuole diversificare il portafoglio con strumenti a rischio controllato

  • In ottica di pianificazione patrimoniale, per proteggere capitali destinati a obiettivi futuri

 

Facciamo alcuni esempi comparativi

A questo punto facciamo qualche esempio e cerchiami di capire se sia possibile investire in questi strumenti considerandoli una scelta di investimento dominante rispetto all’investimento diretto nel sottostante.

 

Per fare questo abbiamo deciso di rappresentare due scenari diversi, una analisi compartiva su un investimento storico passato, e un certificato oggi presente sul mercato ed emesso da poco tempo.

 

Come primo esempio andremo a comparare un Certificato Equity Protection sullo S&P500 in USD, con il suo indice sottostante. Per motivi legati al periodo di emissione prenderemo in analisi l’andamento degli ultimi tre anni da oggi. Il certificato nello specifico presenta una protezione del capitale pari al 100%, una partecipazione al sottostante pari al 100%, un CAP sul rendimento pari al 40% (ISIN XS2310428730). Per l’indice abbiamo usato un ETF a replica SWAP, Net Total Return, per avere un tracking error molto basso e tenere conto anche del reinvestimento dei dividenti (ISIN LU1135865084).

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Dal grafico rappresentato è evidente come il certificato abbia replicato in maniera quasi speculare l’andamento del suo indice, ma con il limite ormai raggiunto del CAP al 40%, infatti da maggio 2025 il certificato è rimasto quasi invariato a differenza dell’indice che è arrivato a toccare il 160% del suo valore iniziale. Tale comportamento era prevedibile a priori, l’andamento dell’indice ovviamente no.

 

Per riassumere quindi, investendo tre anni fa nel certificato e non sull’indice, l’investitore avrebbe avuto ad oggi circa il 15% in meno di valorizzazione del capitale in tre anni. La domanda quindi da porsi è semplice, Il 15% di rendimento in meno in tre anni, giustifica la garanzia del capitale a scadenza? Ogni investitore potrà dare tale risposta in base al suo profilo di rischio, ma da un punto di vista oggettivo va detto che in tre anni il mercato ha corso tantissimo, e quindi lo scenario volutamente analizzato estremizza proprio come l’utilizzo di tali strumenti può essere dominante in una casistica molto ampia se si scelgono strumenti con un Cap tarato sulla volatilità e le aspettative del sottostante.

 

Come secondo è ultimo esempio invece porteremo alla vostra attenzione la possibilità di investire oggi in un certificato a capitale garantito 100% su Snam S.p.A. (ISIN IT0003153415), partecipazione al 100% e un Cap al 35%. Tale certificato è stato emesso il 30/09/2025 (ISIN XS3099772033) e scadrà il 23/09/2030 ed ha un prezzo oggi sotto la pari a 95,50. Il Fixing Price del certificato su Snam S.p.A. è pari a euro 5,02 ed oggi Snam S.p.A. quota 5,16. Il certificato risulta oggi in the money, quindi lineare con il sottostante, e avendo partecipazione al 100%, teoricamente ogni 1% di variazione di Snam S.p.A. corrisponde ad una variazione dell’1% del certificato, al netto della sensibilità data dal valore temporale e dalla volatilità. I benefici risiedono nel fatto che tale strumento garantisce il capitale, e addirittura quotando oggi sotto la pari garantisce un rendimento minimo annuo lordo del 1% circa. Il limite di questo strumento sta però nel Cap fissato al 35%, quindi il massimo rendimento perseguibile dallo strumento sarà pari a circa il 7% annuo lordo, anche se il sottostante nei prossimi 5 anni dovesse raggiungere performance ben più alte.

 

La domanda da porsi in questo caso è, investo direttamente nell’azione Snam S.p.A. sperando di raggiungere un rendimento annualizzato maggiore del 7% all’anno in 5 anni, o investo in uno strumento a capitale garantito che mi offre la possibilità di replicare esattamente l’andamento dell’azione senza avere rischi, ma con un tetto massimo al rendimento (ma rendimento minimo certo già garantito)? Anche qui la risposta soggettiva spetta all’investitore, quella oggettiva richiederebbe di proiettare l’andamento dell’azione nei prossimi cinque anni, una sfida molto più ardua rispetto allo scenario precedentemente analizzato, che è passato e orami volge al termine. Le uniche cose certe sono che investendo nel certificato, da un lato non si perde il capitale (anzi si ha un rendimento minimo certo), ma dall’altro si perderanno i dividendi e si avrà un tetto al rendimento massimo.

 

Conclusione

I Certificati Equity Protection non sono una soluzione universale dominante, ma rappresentano sicuramente un ponte intelligente tra prudenza e rendimento. Per il consulente patrimoniale, sono strumenti preziosi per costruire portafogli robusti, capaci di affrontare le sfide dei mercati moderni. Come sempre, la chiave è la personalizzazione: scegliere il certificato giusto, nel momento giusto, per il cliente giusto.

 

TOKOS Scf Multi Family office ha maturato una esperienza molto forte su queste tipologie di strumenti, sui quali è molto importante avere competenza per non fare scelte errate e inconsapevoli. Motivo per cui può rappresentare un soggetto qualificato e professionale per accompagnare l’investitore in questa interessantissima asset class di investimento.



 
 
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