L’interessante mondo dei Credit Linked Note (CLN) : Una strategia particolare per cercare piccoli (o grandi) extra-rendimenti obbligazionari
- lucacopp
- 25 set
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Uno degli scogli operativi che deve affrontare chi vuole investire in obbligazioni è quello relativo ai tagli minimi di investimento richiesti da molte emissioni.
Lo scenario di mercato oggi
Se infatti è possibile, con più o meno facilità, reperire titoli di stato di molti paesi, anche in valute diverse dall’euro, con tagli minimi di 1.000 euro, da molti anni è assai ostico e sicuramente più complicato trovare obbligazioni societarie, anche emesse da società molto note e di grandi dimensioni, con tagli “popolari”.
Un tempo i portafogli dei risparmiatori italiani contenevano titoli obbligazionari della Telecom, dell’Enel, dell’Eni, ecc., per non parlare poi delle molteplici emissioni di origine bancaria; oggi la gran parte delle obbligazioni societarie invece ha tagli minimi importanti per le tasche di molti investitori retail (di norma centomila euro, o addirittura di più), soprattutto se si vuole garantire una ragionevole diversificazione di titoli all’interno del portafoglio.
Inoltre banche e sim, in qualità di intermediari collocatori, riservano spesso l’acquisto di questi strumenti finanziari solamente alla clientela classificata come professionale; risultato: il ventaglio dei possibili investimenti in obbligazioni corporate si riduce, e con esso la possibilità di spaziare differenziando molto il novero delle società a cui prestiamo i nostri soldi, proprio quando diversificare è più opportuno e i rendimenti potrebbe essere più interessanti.
Il ruolo dei Credit Linked Note (CLN)
E’ in questo senso che può essere utile analizzare i certificati di investimento noti come Credit Linked Note. Questi certificati di investimnto sono in sostanza delle note di debito emesse da primari istituti di credito (CitiGroup, BNP Paribas, Unicredit, Intesa San paolo, Societe Generale, ecc. ), che pagano degli interessi periodici purchè la società sottostante (detta Reference Entity) non fallisca.
I tagli di questi certificati sono di solito abbordabili, tipicamente 1.000 o 10.000 euro, e quindi concettualmente possono essere considerati nel novero delle obbligazioni societarie.
Di seguito una mini tabella esemplificativa con alcune emissioni su cui è possibile di solito operare sul mercato secondario:

Facciamo un esempio pratico
Dalla tabella di cui sopra proviamo ad analizzare il certificato emesso da Citigroup con isin XS2930001230, taglio minimo di investimento 10.000 euro, che paga cedole annuali del 4, 5% e scade il 20 giugno 2032. La corresponsione delle cedole e del rimborso è subordinata al fatto che Stellantis (”Reference Entity”) non subisca un evento di credito (in parole povere, non vada in fallimento); stesso evento dovrebbe accadere a Citigroup.
Il rendimento del certificato è piuttosto “goloso” se confrontato con quello di altre obbligazioni e titoli di Stato con scadenza simile e rischio di credito simile, per la cronaca il BTP 1/6/2032 rende circa il 3% lordo.
Ecco che questo strumento consente di investire in una obbligazione che incorpora sostanzialmente il rischio di credito di Stellantis (e Citigroup), e nel malaugurato caso di default di Stellantis questo strumento finanziario restituirà il cosiddetto “Recovery Value”, cioè esattamente quanto un creditore che possiede una obbligazione di Stellantis recupererà dal fallimento.
Il certificato in questione ha, ai prezzi attuali, un rendimento superiore all’obbligazione Stellantis di durata analoga e taglio minimo “monstre”, cioè centomila euro. Il bond Stellantis 2.75% con scadenza 1/4/2032 (isin XS2464732770) prezza 92,5 circa e rende quindi poco più del 4% lordo. Tale disallineamento è dovuto anche al fatto che il CLN presenta oltre al rischio di credito di Stellantis (Reference Entity), anche quello di CitiGroup (Emittente).
Punti di forza
a) Possibilità di diversificare il portafoglio obbligazionario con tagli contenuti correndo il rischio di default della Reference Entity (che si avrebbe comunque acquistando direttamente una obbligazione di quella società), oltre naturalmente al rischio dell’emittente bancario del certificato;
b) Rendimenti generalmente superiori per scadenza rispetto ad altre obbligazioni simili;
c) I flussi cedolari periodici non sono considerati redditi da capitale (come le cedole delle obbligazioni), ma redditi diversi, e concorrono a compensare le minusvalenze realizzate in precedenza.
Cose a cui prestate attenzione
Esistono moltissime emissioni di questi certificati Credit Linked Note, soprattutto proposte dagli intermediari di natura bancaria, ma dopo il collocamento agli sportelli o tramite le reti dei consulenti, il mercato secondario è limitato spesso al solo riacquisto dei certificati emessi. Questo sottopone il cliente alla possibilità di acquisto solamente in fase di emissione, spesso con carichi commissionali opachi, in quanto scomputate già dal tasso cedolare di rendimento.
Però un manipolo di obbligazioni di questo tipo sono scambiate abbastanza regolarmente con uno spread denaro-lettera non elevatissimo, va da sé che solo queste emissioni hanno un interesse operativo per gli investitori che non voglio comprare tali strumenti in emissione.
E’ comunque bene leggere sempre il documento informativo di questi strumenti, infatti, soprattutto quando la Reference Entity è una banca o una assicurazione, il rischio che si corre è riferito al debito subordinato, e non a quello senior.
Conclusione
Investire quindi, utilizzando i CLN, rappresenta una valida soluzione per chi vuole diversificare il proprio portafoglio obbligazionario e per accedere a debito societario che con titoli diretti richiederebbe patrimoni ben più importanti.
Trattandosi comunque di strumenti sofisticati e complessi è fondamentale farlo attraverso la consulenza e il supporto di un professionista.



